Addio a Bassetti, ennesimo monito: servono subito vere tutele del Made in Italy
Catene ai cancelli dello storico stabilimento Bassetti di Rescaldina.
E' la fine di un'epoca: urgono misure specifiche che tutelino realmente il tessuto imprenditoriale italiano
Un altro pezzo della storia industriale italiana e lombarda chiude definitivamente i battenti.
Nello storico stabilimento della Bassetti a Rescaldina (Milano), sigillando i cancelli, è stata posta fine a quasi due secoli di attività che hanno segnato l'economia e il tessuto sociale del territorio.
L'azienda tessile, nata a Milano nel cuore della Cà Granda e poi affermatasi con la grande fabbrica di Rescaldina, non è stata solo un marchio leader nella biancheria per la casa, ma un vero e proprio simbolo di un'epoca di sviluppo e innovazione.
Dalla "Fabbrica più moderna d'Europa" all'addio
L'apice della storia di Bassetti a Rescaldina risale al 1964, quando l'inaugurazione del nuovo sito produttivo fu celebrata come un evento epocale. La fabbrica venne definita "lo stabilimento più moderno d'Europa per l'industria più antica del mondo". In quegli anni, la produzione era imponente, con stime che parlavano di oltre 40 milioni di metri quadri di tessuti annui e l'impiego di più di 700 operai solo a Rescaldina.
Tuttavia, dopo il successo, sono arrivati i primi segnali di crisi. Nel 1984 la famiglia Bassetti fu costretta a cedere l'azienda alla Marzotto, e in seguito confluì nel Gruppo Zucchi. Nonostante i passaggi di proprietà, la produzione nello stabilimento di via per Legnano ha proseguito, seppur con un numero sempre minore di addetti.
L'epilogo: trasferimenti e cancelli chiusi
La chiusura definitiva, avvenuta negli scorsi mesi, era nell'aria. I circa 70 dipendenti rimasti nella produzione sono stati ricollocati nella sede di Cuggiono, mentre gli uffici e lo Spaccio aziendale erano già stati trasferiti a Legnano. La chiusura dello stabilimento di Rescaldina rappresenta così il capitolo finale di questa lunga storia.
La Lombardia, con la chiusura della Bassetti, dice addio a una delle sue icone produttive, un luogo di lavoro che ha dato sostentamento a intere generazioni di famiglie.
L'allarme di ValItalia PMI: tra retorica e crisi, servono azioni "Su Misura" per l'Industria
In relazione alla ennesima, drammatica chiusura, il commento di Roberto Plini, Presidente Nazionale di ValItalia PMI, risuona come un amaro campanello d'allarme per l'intero sistema produttivo nazionale.
"Un altro pezzo di storia italiana finisce. Tutti parlano di Made in Italy e della sua tutela, ma è evidente che qualcosa non va," ha dichiarato Plini, sottolineando una profonda incoerenza tra la retorica sulla valorizzazione del marchio Italia e la realtà di continue cessazioni di attività industriali storiche.
Il Presidente ha quindi evidenziato la necessità di un cambio di paradigma nelle politiche economiche, invocando l'adozione di “misure su misura", in grado di affrontare le diverse esigenze aziendali.
Tali misure potrebbero prevedere, ad esempio, “l'erogazione di finanziamenti ad hoc e differenziati, cruciali per sostenere gli investimenti necessari a prevenire la chiusura di realtà produttive o a favorirne il rilancio sul mercato”.
La chiusura di Bassetti, secondo Plini, è “la prova che l'approccio standard alle crisi d'impresa non è più sufficiente per salvare il patrimonio manifatturiero italiano”.
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