La Conciliazione Sindacale nella gestione delle controversie aziendali
Conciliazioni Sindacali: un processo delicato, da gestire correttamente
Le Conciliazioni Sindacali: Mai Una Semplice Formalità
Quando un rapporto di lavoro giunge al termine o vede sorgere controversie,
la prima cosa che viene in mente a datori di lavoro e dipendenti è spesso la conciliazione
sindacale.
Questo strumento, previsto dalla legge, ha lo scopo di risolvere il
contenzioso in modo (relativamente) rapido ed extragiudiziale, evitando i
costi, i tempi e le incertezze di un processo in tribunale.
Tuttavia, al di là dell'apparente semplicità, le conciliazioni sindacali
sono un ambito complesso e delicato che richiede grande professionalità e
preparazione.
Cosa sono e a cosa servono
La conciliazione sindacale è, nella sostanza, un accordo tra datore di
lavoro e lavoratore, che si svolge in una sede protetta, assistiti da
rappresentanti sindacali e associazioni datoriali.
Il suo obiettivo è trovare un punto d'incontro tra le parti per risolvere
una controversia, che può riguardare temi quali, ad esempio:
- Licenziamenti
- Differenze retributive
- Mancato pagamento di TFR, ferie o permessi
- Modifiche delle mansioni
- Controversie sulla qualifica professionale
L’avvenuto accordo viene suggellato con un verbale di conciliazione,
che una volta firmato acquisisce la stessa forza di una sentenza del giudice, e
ne rende esecutivi i termini.
Questo è il motivo per cui è comunemente considerato un "atto
finale", una soluzione definitiva per le parti.
La trappola della "tombalità"
La convinzione comune è che una volta firmato il verbale, la questione sia
definitivamente chiusa, fa considerare l'atto inattaccabile.
Questa percezione, però, è un errore grave.
Se è vero, infatti, che la conciliazione ha un'elevata stabilità, non è
affatto altrettanto vero che essa sia inoppugnabile.
La giurisprudenza prevede che un verbale di conciliazione possa essere
impugnato (e annullato) qualora sussistano determinati vizi di forma e/o
procedurali, tra cui:
- Vizio del consenso: quando il lavoratore ha firmato sotto
costrizione fisica o psicologica, per dolo (inganno) o per errore (se il
lavoratore non era consapevole di ciò che stava firmando).
- Violazione di norme imperative: se l'accordo viola leggi fondamentali che
tutelano il lavoratore, ad esempio nel caso in cui un accordo prevedesse
la rinuncia a diritti inderogabili.
- Forma o procedura non corretta: se la conciliazione non si è svolta in una
sede legittima o non sono stati rispettati i requisiti formali.
Questi vizi rendono l'atto nullo, e una volta annullato, la controversia
può essere riaperta e portata in giudizio.
Questo rischio, spesso sottovalutato, rende la preparazione e la
correttezza della procedura una priorità assoluta.
Perché l'improvvisazione non è un'opzione
La delicatezza e la complessità di una conciliazione sindacale dovrebbero
sconsigliare fortemente le parti dall’improvvisazione, e farle propendere per
un’assistenza fornita da professionisti esperti, in termini di competenze e di
esperienza professionale.
È un errore pensare che un datore di lavoro o un dipendente possano
presentarsi in conciliazione senza una preparazione adeguata, affidandosi a chi
ha una conoscenza superficiale delle norme.
Un’assistenza professionale richiede:
1.
Conoscenza delle normative: I professionisti ideali ai quali affidarsi conoscono
la giurisprudenza, le sentenze più recenti e le normative specifiche che
regolano il caso. Questo permette di valutare correttamente i rischi e le
opportunità di un accordo, evitando la firma di verbali potenzialmente
impugnabili.
2.
Valutazione dei diritti e dei rischi: Un professionista è in grado di quantificare in modo
preciso le spettanze del lavoratore e di valutare i rischi legali ed economici
per l'azienda in caso di mancato accordo (come le spese legali e il rischio di
soccombenza in giudizio).
3.
Tecniche di negoziazione: La conciliazione non è solo una questione di numeri,
ma anche di negoziazione. Un professionista esperto sa come gestire il
confronto tra le parti, mediando le posizioni e portando a un accordo che sia
il più equo e stabile possibile.
4.
Correttezza formale del verbale: Il verbale di conciliazione deve essere redatto in
modo impeccabile. La terminologia, i riferimenti normativi e le clausole devono
essere precisi per renderlo inattaccabile.
In conclusione
La conciliazione sindacale è uno strumento potente per la risoluzione delle
controversie di lavoro, ma la sua efficacia dipende interamente dalla serietà
con cui viene gestita. Non può e non deve essere un atto improvvisato.
Affidarsi a persone competenti è la migliore garanzia per evitare brutte
sorprese in futuro, trasformando quella che dovrebbe essere una conclusione
definitiva in un rischio legale.
L'obiettivo non è solo trovare un accordo, ma sigillarne la validità,
rendendolo davvero inoppugnabile.
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